Conto estero, spread, fuga dei capitali all’estero, crisi economica, crisi finanziaria, investimenti mobiliari, investimenti immobiliari; queste ed altre le parole d’ordine di questi periodi convulsi. Ma cosa sta succedendo realmente? Cerchiamo di capirlo assieme.
Negli ultimi giorni sono molte le notizie di fuga dei capitali dall’Italia all’estero. Tale circostanza pare essere così frequente che molti quotidiani affrontano l’argomento con titoli in prima pagina.
Conto estero, antico amore che ritorna, scelta razionale o scelta emotiva dettata dalla paura e dalla crisi?
Non vi sono dubbi che, dopo alcuni anni di tranquillità e di rientro dei capitali dall’estero, il trend si sia attualmente invertito: i correntisti italiani sono alla frequente ricerca di notizie concernenti il conto corrente estero, si informano, vogliono capire quanto costa aprire un conto corrente estero, dove conviene aprire un conto corrente estero: in definitiva, dopo le varie voluntary disclosure che hanno permesso il controllo ed, in parte, il rientro in Italia deia capitali illegalmente trasferiti su un conto estero, ora vi è una palese inversione di tendenza, ed una nuova volontà di fare ricorso all’apertura dei conti correnti esteri. La scelta ora però pare essere dettata non già da volontà di evasione fiscale (ormai impossibile sfuggire alle segnalazioni ed ai controlli intrastati) ma da ben più ponderate e razionali scelte dettate in parte da emotività, ma soprattutto dal timore della crescente crisi finanziaria che l’Italia sta attraversando.
Si tratta quindi di un fenomento nuovo, non si tratta infatti di portare capitali nazionali all’estero in modo illegittimo, giacché la causa di questa ipotetica rinnovata tendenza è da ricercare nell’acuirsi della crisi finanziaria del nostro Paese, che ad oggi, appare a molti profonda ed irrimediabile, ed acuita dalla pandemia di COVID 19.
CONTI ESTERI: TUTELA DEL PATRIMONIO: SCELTA GIUSTA?
Facciamo chiarezza: è necessario aprire conti correnti all’estero per mettere al riparo il patrimonio mobiliare, al riparo dalla crisi, dalla svalutazione, dai fallimenti bancari, dalle speculazioni finanziarie, dai futuri creditori?
Noi crediamo di sì, crediamo che la parte di patrimonio che un risparmiatore voglia allocare a futura riserva finanziaria per sè stesso ed i suoi familiari debba essere portata all’estero, in stati di alta civiltà giuridica e di buona stabilità finanziaria, diversamente il rischio di perdita ingente del proprio asset diventa molto probabile
Chiaramente il primo motivo che ha un risparmiatore italiano per effettuare un trasferimento di capitali all’estero è riconducibile al rischio Paese ed al fondato timore delle perdite che il suo patrimonio subirebbe dall’acuirsi della crisi finanziaria. Tale notoria crisi potrà sfociare nei seguenti scenari:
la diatriba con l’UE sfoci nell’abbandono dell’EURO;
la crisi si prolunghi così a lungo da mettere in difficoltà la nostra finanza pubblica così da costringere il governo italiano ad adottare prelievi forzosi su conti correnti dei residenti, come successo a Cipro.
La crisi perdurante porti al default finanziario il risparmiatore consentendo ai suoi creditori l’aggressione al suo conto corrente bancario.
CONTO ESTERO, CRISI FINANZIARIA: COME DIFENDERSI?
Abbiamo visto che trasferire i propri risparmi su un conto corrente estero è sicuramente la prima mossa da fare per tutelare il proprio patrimonio: ma non è l’unica cosa da fare.
Deposito Titoli e strumenti finanziari in Euro non emessi da enti italiani
Il correntista, per sua maggior tutela, potrebbe aprire un conto corrente estero con valuta in parte non Euro, ed altresì possedere, mediante un deposito titoli, strumenti finanziari in euro ed in valuta diversa (NOK-CHF-DKK-NZD), non emessi però da enti privati o pubblici italiani, tali strumenti finanziari saranno regolati da giurisdizione non italiana, ciò potrebbe tutelare il risparmiatore da una ridenominazione dell’Euro in Lira, oltre che da facili prelievi forzosi sui suoi conti.
Consigliabile pare anche essere l’atteggiamento volto a tenere sul conto corrente italiano soltanto quella minima quantità di danaro occorrente per la vita quotidiana (infinitamente al di sotto dei 100mila euro, tale da essere garantiti dal Fondo interbancario di tutela dei depositi Fitd).
Prelievo forzoso dal conto corrente, esistono tutele?
Questo è un grosso problema: i risparmiatori si ricorderanno il D.L. n. 333/1992 e l’ imposta straordinaria del 6 per mille sui depositi bancari e postali. Dall’oggi al domani, spariti i risparmi degli italiani.
Oggi potrebbero nuovamente effettuare un prelievo forzoso sui conti correnti?
Purtroppo la Corte Costituzionale con sent. n.143/1995 ha dichiarato non fondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate dalla CTP di Roma relativo all’art. 7 del D.L. n.333/1992, legittimando così il prelievo forzoso sul conto corrente. Più notizie su questo articolo relativamente ai rischi della patrimoniale.
Il mero conto corrente estero con liquidità e privo di investimenti in asset finanziari esteri o impiegato in capitale societario estero, non servirebbe ad evitare il prelievo forzoso, c.d. “patrimoniale“, che colpirebbe tutti i residenti fiscali italiani: ricordiamo che ai sensi dell’art 3 del T.U.I.R. i redditi dei soggetti passivi residenti sono assoggettati all’I.R.P.E.F. secondo il principio del “worldwide income”, in altri termini secondo i redditi ovunque posseduti.
Quindi l’imposta “patrimoniale” (stile 1992), si applicherebbe anche alla liquidità detenuta da residenti italiani all’estero. Già dal 2011, attraverso il D.L. n. 201/2011, il nostro ordinamento tributario ha creato un’imposta sul valore delle attività finanziarie (IVAFE) detenute all’estero dalle persone fisiche residenti nel territorio dello Stato. Tali somme sono completamente visibili al Fisco italiano: grazie all’adesione degli standard OCSE dello scambio automatico di dati fiscali (Common Reporting Standard – CRS), praticamente ovunque nel mondo non esiste nessun tipo di anonimato bancario nei confronti dello Stato (altra cosa è il segreto bancario nei riguardi dei privati), sicuramente non esiste in giurisdizioni sicure e civili, e questo al di là di mirabolanti notizie contrarie che circolano in rete.
CONTO ESTERO E TUTELA PATRIMONIALE: LE CONCLUSIONI
In definitiva i residenti italiani, che posseggono attività finanziarie estere che compilino (come è obbligo e dovere) il quadro RW della dichiarazione dei redditi per il monitoraggio fiscale, sono già evidentemente individuati dall’amministrazione fiscale per essere sottoposti ad un’ipotetica imposta straordinaria: quelli che invece continuano a possedere conti esteri non dichiarati, dovranno chiedersi non se saranno scoperti, ma quando, tale comportamento è suicidario ed antieconomico. L’apertura di un conto corrente estero ha finalità ben diverse da quelle dell’elusione o evasione fiscale.
In definitiva quindi l’apertura di un conto corrente estero, legale, soddisfa, seguendo le modalità di investimento sovra descritte, le giuste aspettative di tutela del patrimonio mobiliare degli investitori italiani.
La presente Scheda ha scopi esclusivamente informativi, non impegna in alcun modo né la redazione online né lo Studio Legale Internazionale Bertaggia. Non prendere mai decisioni fiscali o giuridiche senza prima avere consultato un avvocato esperto nella materia.
Avvocato dal 1993, Cassazionista dal 2009. Collaboro con imprenditori e professionisti nella pianificazione fiscale e nella creazione di società estere. Mi occupo anche di penale internazionale ed italiano. Coadiuvo uno Studio con numerosi collaboratori professionisti, sia avvocati che commercialisti. Se hai una questione giuridica da risolvere, contattami, troverò le risposte legali adeguate.
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